Dopo aver cinto le sue mura per anni, quarantaquattro per la precisione dall’edizione d’esordio 1963 con il titolo trofeo Amedeo Guizzi, il trofeo città di Brescia ha finalmente espugnato il Castello. È stato assedio carico d’agonismo. Sul Colle Cidneo sempre si era radunata la grande folla di tecuici, intenditori, appassionati, poi in transumanza verso la fine della corsa calati al piano sul traguardo in origine in via dei Mille, poi in via Vittorio Emanuele II, quindi in piazza Vittoria per riscuotere il bottino di uno spettacolo sempre avvincente con la proclamazione del vincitore. Ieri sera s’è colto appieno il significato di quello striscione d’arrivo appeso in cima al Colle, simbolo di conquista dello scalatore che supera l’ultimo dosso per piantare in vetta la bandiera della vittoria a memoria futura. Si è ben inteso come quella sia la sede naturale della Corsa della notte, giusta coreografia al calar della sera tra la dolce atmosfera del tramonto a rendere più caldi al raduno i colori di maglie, striscioni, ammiraglie in un caleidoscopio di policroma suggestione; ancora all’annuncio della notte nel crescendo dell’attesa di quell’ultimo scatto in salita, massima espressione del gesto atletico nel ciclismo. In Castello si sono rincorse ieri le immagini di ricordi lontani rese ancor più struggenti dal tempo che le sa rendere fiaba con quel “c’era una volta”, come la sera di fine luglio del 1960, una grande folla come quella di ieri lungo il circuito del Cidneo a stringersi attorno a Gastone Nencini di giallo vestito, reduce dal trionfo al Tour de France, con lui Jacques Anquetil astro nascente, Graziano Battistini, Amaldo pambianco, Imerio Massignan e tanti campioni, bresciani anche; ancor più il 23 giugno di quattro anni dopo travolti dall’incontenibile felicità di Michele Dancelli, poco più che ragazzo con giù in corpo l’irrefrenabile voglia di successo, vincitore in Castello con la sua prima maglia rosa a tingere d’entusiasmo un indimenticabile pomeriggio per l’arrivo del Giro d’Italia in città e il suo giovane campione in trionfo. Così è stato in fondo anche ieri, nella serata di gala in Castello. Invitati alla festa tanti personaggi illustri di un ciclismo di un passato remoto e prossimo, di rigore l’abito in tricolore come hanno imposto i freschi campioni d’Italia, Matteo Montaguti, Elite della bresciana Gavardo Tecmor, impegnato in gara e Andrea palini della otelli Zani, tricolore Juniores spettatore d’eccezione premiato dal sindaco Paolo Corsini, dall’assessore allo sport Giorgio Lamberti e da Fermo Fiori, presidente degli organizzatori della corsa, con l’augurio di essere fra un anno tra i protagonisti di Trofeo Città di Brescia. Sognando di succedere al veronese Luca Gasparini, ieri vincitore solitario come l’erta del Cidneo imponeva, un urlo liberatorio dopo tanta fatica, mani al cielo in un grande abbraccio con la vittoria. Assente l’altro tricolore Under 23, il bresciano Simone Ponzi, impegnato al Giro del Veneto. La fine di una lunga sera di spettacolo ciclistico è stata vibrante, l’obiettivo è stato raggiunto come ha inteso sottolineare la gran folla, splendida cornice attorno al balcone sulla citta in un clima di festa e di sagra. Espugnato il Castello, il Trofeo Città di Brescia ha trovato la definitiva e naturale sua sede di ritrovo, partenza ed arrivo.
Enrico Moreschi